di Maria Luisa Spaziani
con Gaia Aprea
selezione musicale Davide Pennavaria regia di Gaia Aprea
Note di regia
Giovanna la Pulzella è un mito che non smette di parlare ed affascinare con l’intricato mistero che da sempre porta con sé. Maria Luisa Spaziani ne rimane affascinata sin dall’età di 12 anni e per tutta la vita porta avanti i suoi studi su questa giovane donna e sui racconti che la circondano. Quando decide di scrivere questo romanzo popolare in sei canti in ottave ed un epilogo lo fa, per sua stessa ammissione, quasi sotto dettatura, come se la sua mano fosse stata guidata… ed opta per la versione dissidente della storia e della leggenda che ammantano la figura di Giovanna. La Pulzella, di umilissime origini contadine, si sente chiamata da Dio alla liberazione del territorio francese occupato dagli inglesi. Ottiene misteriosamente il comando di un’armata, misteriosamente mostra eccellenti doti tattico/ militari, misteriosamente si mette a parlare un francese perfetto e non il dialetto del suo paese…misterioso è tutto…tanto che per la corte di Francia questa figura diviene imbarazzante. Giovanna fu quindi arrestata e condannata al rogo dall’inquisizione il 30 maggio 1431, a 19 anni. Ma fu veramente lei a morire sul rogo? Qui la Spaziani dà corpo alla versione dissidente per la quale Giovanna fu sostituita sul rogo, non bruciò lei ma un’altra al suo posto…e lei? Lei andò sposa a Roberto des Armois! La Spaziani ci restituisce una Giovanna moderna, che avendo rinnegato il suo destino conosce il tormento del rimorso, della frustrazione, della Noia… sino a trovare lei stessa liberazione dai mali gettandosi volontariamente nel fuoco. Il linguaggio poetico però è sempre altissimo, come se la Pulzella potesse essere toccata solo dalla poesia. Solo la poesia si può avvicinare al mistero.
Ecco da queste suggestioni nasce per me l’esigenza di frequentare nuovamente questo testo, di riportarlo sul palco, di farlo rivivere, di mostrarne forza e fragilità. Una donna, un mito che incarna in sé mirabili contraddizioni: santa ma eretica, donna ma uomo, dolce ma inflessibile, umile ma nobilissima, ignorante ma esperta oratrice. Partendo proprio dalla parola, il monologo si dipana nello spazio sempre in bilico tra passato e presente, tra ricordi e realtà. Chi è oggi Giovanna? Forse vive ancora tra noi, forse è una donna comune. Una donna che combatte ora in silenzio lontano dai clamori degli spalti e che potremmo incontrare là dove meno ci si aspetterebbe. Lo spettacolo vuole ridare corpo e voce al mito riportandolo al presente, un presente sospeso in cui la voce dell’ultraterreno risuona di esperimenti sonori ed i Pink Floyd echeggiano di echi psichedelici….