testo di Francesco Randazzo
interpretazione e regia Alessandra Fazzino
assistente alla regia Tatu La Vecchia
collaborazione artistica Riccardo Rizzo, Miriam Scala
scene e costumi Bianca Desini, Alessandra Fazzino
scrittura fisica Alessandra Fazzino
elaborazioni musicali Daniele Martorana
light designer Vittorio Di Matteo
voci registrate Alessandra Fazzino, Francesco Randazzo
video Giuseppe Galante
foto Marta Puglisi
ufficio stampa Marta Cutugno
prodotto da Maurizio Puglisi per Nutrimenti Terrestri con il sostegno di Spazio Franco Palermo
Sinossi
Crisòtemi è una delle figlie di Agamennone e Clitennestra, sorella di Elettra, di Ifigenìa e di Oreste. Di fatto, un personaggio minore della saga degli Atridi. Crisòtemi è la scomparsa, la dimenticata. Sfiorata dal racconto del mito, menzionata di sfuggita, praticamente cancellata. La sua colpa? Non essersi schierata nella faida familiare, aver rifiutato la violenza e la storia crudele della sua famiglia. L’autore la immagina chiusa nella sua stanza del palazzo di Argo, le cui pareti sono di cristallo. Noi la immaginiamo rinchiusa nella sua camera, appartata dal mondo, in una solitaria e perenne osservazione e fuga dalla realtà. Vediamo Crisotemi dentro un quadrato, racchiusa dalle pareti virtuali che la sua mente ha creato, rapportarsi con dei personaggi che vivono nella sua testa, impegnata in un dialogo continuo con i suoi fantasmi, che la assillano ma che anche la accompagnano in questo luogo solitario. Si racconta e ci tocca il cuore con la sua fragilità di persona che ha perso tutto, ma non la speranza di un cambiamento.
Note di regia
L’idea di questo spettacolo nasce dalla lettura del testo di Francesco Randazzo in una particolare fase della nostra vita, il periodo post Covid in coincidenza con lo scoppio della guerra in Ucraina, periodo che ci/mi ha messo a confronto con un senso di precarietà, di fragilità, di immensa solitudine interiore, di inutilità e svilimento dell’essere artisti in questo preciso momento storico.
Il nostro, oggi, sembra un mondo di solitudini che si intersecano velocemente senza scalfirsi, dove si è persa l’abitudine alla condivisione fisica e mentale, dove molti – me – si sono ritrovati a vivere come dietro ad un ipotetico schermo in costante distacco emotivo dagli avvenimenti e da tutti, a vivere in una bolla di vetro e cercare di non fare rumore per non rompere il silenzio.
Così, come Crisòtemi si rifiuta di vivere fuori dalla sua stanza cercando di annullare lo strazio che le varie vicende di famiglia hanno impresso nella sua carne, noi ci accontentiamo di vivere la nostra vita chiusi il più possibile nelle nostre case, nelle nostri menti ed abitudini, cercando di non portarvi scompiglio, abbarbicati nelle nostre torri di pietra, dietro mura di immagini e pagine di libri, cercando il più possibile di non scalfire il precario senso di sicurezza che ci ha fatto sopravvivere fino adesso.
L’esigenza di portare avanti questo progetto nasce come reazione al senso di inutilità che mi pervade da tempo, con la speranza che questo piccolo contributo possa essere come l’acqua che goccia dopo goccia scava la pietra, e possa aiutare chi ne sarà testimone a cambiare – anche se solo di poco – la direzione del suo sguardo.
Il testo di Francesco Randazzo è molto rarefatto, essenziale e poetico. Più lo si studia e più si presentano diversi livelli di lettura. Più ci addentriamo nelle profondita’ e nei significati di questo testo più ci sembra di sviscerare il processo profondo che ha preso possesso dei nostri spazi mentali e cambiato la nostra vita interiore rendendola fragile proprio come la tana di cristallo dentro cui Crisotemi si è rinchiusa in un volontario esilio dal mondo, ma che non le impedisce suo malgrado di soffrire perchè, solo così, sei umano, meravigliosamente umano”
Lo scorrere del tempo e il flusso di pensieri si intrecciano in un viaggio dove si alterna il vissuto e il racconto che conduce ad un’ampia riflessione. Il tempo della narrazione segue un flusso di pensieri e ricordi di Crisòtemi. Dal punto di vista della parola il gioco è retto da un’alternanza frequente fra tempi verbali al presente e tempi verbali al passato, quest’ultimo in particolare diventa l’ambito del ricordo e del vissuto. Effetti sonori e disegno luci concorrono ad approfondire e a guidare lo spettatore in questo viaggio che vorrebbe condurlo ad una profonda riflessione.
Lo spettacolo si districa tra il monologo interiore, sviluppato in un flusso di coscienza, il teatro fisico e il teatro di narrazione, dove l’interprete si fa portavoce di diversi personaggi, rappresentandoli e restituendoli al pubblico attraverso gli strumenti principali dell’attore: la voce e il corpo.
La drammaturgia di Randazzo ci fa intravedere alla fine una luce nella convinzione che proprio i più deboli, i cosidetti invisibili, gli “eremiti urbani, gli hikikomori dell’anima”, saranno i portatori di una nuova umanità che cambierà le sorti del mondo. Un inno alla speranza dove non ci sembra di poter più sperare.
Tournée
23 SETTEMBRE 2023 NOTO CODEX FESTIVAL, TEATRO TINA DI LORENZO
Video
Galleria
Foto Rosaria Palermo
Foto Marta Puglisi