Scritto, diretto e interpretato da Massimo Sconci
musiche dal vivo Josè de la Paz
supervisione musicale Andrea De Petris
assistente alla regia Gioia D’Angelo
“…Come briganti ai bordi della strada, che balzano fuori armati e strappano l’assenso all’ozioso viandante...”
(Walter Benjamin)
Onore Clandestino è la storia di un giorno qualunque in una guerra silenziosa vissuta da un giovane venditore straniero. È una serie di vicende reali anche se forse mai accadute. È la tenerezza di altri personaggi, in tutta la loro fragilità e forza d’animo.
Queste persone sono in grado di cambiare il Mondo, o piuttosto è il Mondo a cambiare loro? Il protagonista di tutta la vicenda è Ulisse, un venditore di rose clandestino che si ritrova in un Paese dal profumo di fiori, ma che ha perduto il buon odore della serenità.
Per tutti gli Italiani è “Nessuno”, e nel suo continuo viaggio per il ritorno a casa si confronta con Gino, venditore di pesce marcio, Ahmir, barbone di origine araba ghiotto di humus, e Madame Lapatite, una donna che non appare mai poiché segregata per sua volontà in una casa popolare.
Onore Clandestino vuole essere uno spunto di riflessione sulla condizione di disagio sociale in cui oggi si trova la nostra epoca. La messa in scena è ridotta all’essenziale, con Massimo Sconci in veste di autore e narratore, che ci racconta la storia di cittadini e persone ancora capaci di osservare e di guardarsi attorno.
Una storia che è quella di tanti altri individui invisibili, personaggi ironici e amari, in una condizione umana che non cede e continua a resistere.
Abbiamo scelto personalmente la forma del teatro di narrazione, che si avvale come unico strumento tecnico (oltre alle musiche) di una sedia di legno, decontestualizzata e utilizzata, assieme al corpo, all’energia e alla voce dell’attore, come elemento narrativo e rappresentativo. Questa forma espressiva di comunicazione, nel suo minimalismo, è per noi la più adeguata a trasmettere le giuste emozioni di un’esperienza artistica oltre che teatrale.
L’intero spettacolo è un percorso indipendente che spero vada a confluire nella finalità di un nuovo modo di vivere e raccontare l’immigrazione, con l’intento di ricostruire una memoria collettiva attorno alla quale recuperare il concetto e la forza di una comunità, in un Paese che – senza falsa retorica – sembra stia perdendo ogni giorno di più la propria umanità.